Il Consiglio nazionale dei commercialisti critica tante misure contenute nel decreto Rilancio, incluso il mancato rinvio dei versamenti di giugno

Di Redazione Eutekne

Esclusione dei professionisti ordinistici dai contributi a fondo perduto, mancato rinvio delle scadenze per i versamenti di giugno, modalità di regolazione dei termini di decadenza dell’attività di accertamento e riscossione da parte dell’Amministrazione finanziaria. Sono diverse le misure contenute nel decreto “Rilancio” che hanno generato perplessità tra i commercialisti.

Con un comunicato stampa diffuso ieri, il Consiglio nazionale di categoria denuncia, innanzitutto, un problema di carattere generale, “la crescente approssimazione nella scrittura delle norme”, ancor più “intollerabile” se si considera il ritardo nella pubblicazione del decreto rispetto all’approvazione in Consiglio dei Ministri e alla situazione di emergenza che vive il Paese. “Il tema della qualità del drafting normativo – commenta Massimo Miani, Presidente del CNDCEC – è ormai poco più di un orpello di cui il legislatore sembra sempre più disinteressarsi, ma che risulta invece decisivo anche per abbattere il muro della burocrazia ritenuto ormai da più parti l’ostacolo principale per la “messa a terra” delle pur buone intenzioni del decisore politico”.

Quanto alle singole misure contemplate dal decreto, il numero uno dei commercialisti italiani considera “inaccettabile che in una manovra mai vista prima in termini di risorse stanziate, non si trovi il modo di prorogare, in un momento di tale gravità per il Paese, i versamenti relativi alle dichiarazioni in scadenza il prossimo mese di giugno e di sbloccare la compensazione dei crediti IRPEF maturati nel 2019, dando la possibilità di monetizzarli anche prima della presentazione delle dichiarazioni”.

Fa discutere anche la norma che consente all’Agenzia delle Entrate di notificare entro il 2021 gli accertamenti “emessi” e in scadenza quest’anno. La norma, spiega Miani, aveva il “dichiarato intento di venire incontro alle difficoltà dei contribuenti, ma questa finalità sarebbe stata realizzabile in modo certamente molto più efficace se solo si fosse prevista la sospensione dell’esecutività di tali accertamenti per tutto o parte del 2021 e del termine per impugnarli, mantenendo fermo l’obbligo di notificarli entro la fine del 2020”.

Sull’esclusione dei professionisti ordinistici dai contributi a fondo perduto erogati dall’Agenzia delle Entrate ai soggetti che abbiano subito, ad aprile 2020, un calo del fatturato di oltre un terzo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, i Consigli nazionali di tutti gli Ordini professionali si sono già espressi in maniera compatta (si veda “Ordini: «Inaccettabile escludere i professionisti dai contributi a fondo perduto»” del 20 maggio).

Nella nota stampa di ieri, Miani rincara la dose: “Un comparto del mondo del lavoro italiano tanto essenziale e qualificato quanto in grande sofferenza – si legge –, subisce così un incomprensibile trattamento di serie B, a conferma di quanto siano radicati in certi settori i pregiudizi nei confronti dei liberi professionisti”. I commercialisti ribadiscono di essere pronti a dare battaglia, assieme alle altre professioni ordinistiche, per modificare la norma, nella speranza che la politica si renda conto di quale “assurda disparità di trattamento tra partite IVA stia mettendo in campo”.

Allo stesso modo, il Consiglio nazionale di categoria auspica un intervento chiarificatore in materia di sospensione dei termini processuali. “Il decreto Rilancio – denuncia il CNDCEC – interviene nuovamente su tali termini trascurando il coordinamento con quanto già disposto sul punto con il Decreto Cura Italia, rendendo il quadro complessivo ancor più inestricabile, con grave pregiudizio dei diritti del contribuente”.

Altrettanto critico sui contenuti del decreto anche Andrea Ferrari. Con un comunicato stampa diffuso ieri, il Presidente dell’AIDC ha sottolineato che il provvedimento “non contiene quelle misure di rottura, ma prosegue sulla linea della farraginosità, della dispersione delle risorse, della scarsa considerazione dei liberi professionisti. Il Paese – conclude – prosegue su una strada di annunci inconsistenti, procedure farraginose, iniquità sostanziali. Una amara sensazione di un immobilismo genetico”.