Lo hanno chiarito ieri fonti del MEF, sottolineando che non si tratta solo di un rinvio al 2021

Di Luca FORNERO e Savino GALLO

Mentre i tecnici del Governo stanno apportando gli ultimi ritocchi al testo del decreto “Rilancio”, secondo quanto riportato dall’Ansa ieri, fonti del MEF hanno precisato che il saldo 2019 e il primo acconto IRAP 2020 dovuti a giugno sono definitivamente cancellati per tutti i soggetti con ricavi o compensi non superiori, nel 2019, a 250 milioni di euro (ad eccezione di banche, assicurazioni e amministrazioni pubbliche), come tra l’altro emergerebbe dalla relativa relazione tecnica ad oggi non ancora diffusa (si veda “IRAP, esclusione del saldo 2019 e del primo acconto 2020 ad ampio raggio” del 14 maggio 2020).

Secondo il MEF, la differente impostazione per la quale i versamenti dovuti a giugno 2020 sarebbero solo rimandati al 2021 “è priva di fondamento”.
Un chiarimento in tal senso era stato richiesto, nella mattinata di ieri, anche dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, secondo cui “il testo delle bozze del decreto Rilancio entrate in Consiglio dei Ministri che circola in queste ore e sul quale siamo purtroppo costretti a ragionare in assenza di testi ufficiali, non consente di considerare l’abbuono del primo acconto IRAP 2020 come uno sconto pari al 40% dell’imposta dovuta per questo anno, ma solo come un differimento finanziario al versamento del saldo a giugno 2021 di quanto risulterà dovuto per IRAP 2020 a consuntivo”.

In attesa del testo ufficiale, che dovrà “essere all’altezza delle aspettative create”, contemplando quindi “uno sconto vero e non solo un rinvio”, Massimo Miani ha giudicato positivamente il chiarimento arrivato dal MEF sulla definitiva cancellazione del saldo e dell’acconto IRAP dovuti a giugno. “È quanto avevamo chiesto – ha commentato il Presidente del CNDCEC tramite una nota stampa –. Ora il nostro auspicio è che la scelta dell’Esecutivo emerga con uguale chiarezza anche dalla lettera della norma, perché, al di là delle ottime intenzioni e di quello che può essere scritto in una relazione tecnica che nessuno ha ancora visto, i dubbi che generava il testo delle bozze ufficiali del decreto Rilancio erano e sono, in punta di diritto, tutt’altro che privi di fondamento”.

La posizione del MEF, dunque, andrebbe recepita normativamente nel testo finale del decreto o nell’iter di conversione in legge del provvedimento, specificando che dall’imposta dovuta per il 2020 (che emergerà dal relativo rigo della dichiarazione IRAP 2021) andrebbe scomputata, oltre alla seconda rata di acconto che sarà effettivamente versata a novembre 2020, anche la prima (figurativamente determinata in misura pari al 40% dell’IRAP dovuta per il 2019), pur se non versata.

Si supponga che un’impresa abbia indicato nel rigo IR21 della dichiarazione IRAP 2020 un’imposta dovuta per il 2019 pari a 10.000 euro e che, quindi, il primo acconto IRAP che non dovrà essere versato a giugno ammonti a 4.000 euro. Ipotizzando che a novembre venga versata la seconda rata in misura pari a 6.000 euro e che l’imposta dovuta per il 2020 sia pari a 8.000 euro, per come è formulata attualmente la disposizione, sembrerebbe che a giugno/luglio 2021 vada versato un saldo di 2.000 euro.

Fermo restando che l’intenzione del legislatore è quella di cancellare il primo acconto 2020, al fine di di rendere definitivo lo sconto fiscale anche sul piano testuale, occorrerebbe stabilire normativamente che, oltre all’importo di 6.000 euro versato a novembre, sia scomputato dall’IRAP dovuta per il 2020 (che sarà indicata nella dichiarazione IRAP 2021) anche l’importo di 4.000 euro, per quanto non corrisposto: in tal modo, la dichiarazione IRAP 2021 chiuderebbe a credito per 2.000 euro.