L’Italia presenta volumi ridotti rispetto agli altri Paesi europei

Di Luca MALFATTI e Giovanni OSSOLA

Presso la School of Management del Politecnico di Milano è attivo il gruppo di ricerca “Entrepreneurship & Finance”, che studia i fenomeni relativi all’imprenditorialità e alla finanza d’impresa, con particolare riguardo agli effetti sull’innovazione, sulla competitività aziendale e sul sistema economico. Attualmente il gruppo di ricerca è attivo nella promozione dell’Osservatorio Mini bond, dedicato ai titoli di debito emessi dalle piccole e medie imprese per finanziarsi, dell’Osservatorio Crowd-Investing, dedicato all’investimento nelle imprese attraverso il crowdfunding, e nei Rapporti di ricerca su specifiche tematiche quali le quotazioni in borsa e la gestione dei non performing loans.

Lo scorso 18 luglio l’Osservatorio Crowd-Investing ha presentato il 4° Report italiano sul Crowd-Investing, relativo alla situazione del mercato italiano al 30 giugno 2019. Dai principali dati contenuti nel Report, emerge che al 30 giugno l’equity crowdfunding ha superato la soglia di 82 milioni di euro raccolti (il valore cumulato al 30 giugno 2018 era di 33 milioni di euro), mentre il lending crowdfunding è arrivato a 435 milioni di euro (il valore cumulato al 30 giugno 2018 era di 217 milioni). La raccolta nell’ultimo anno è stata quindi pari rispettivamente a 49 milioni e 207 milioni di euro.
In ambito europeo l’Italia rimane comunque indietro rispetto ai volumi della Francia e della Germania, ma, soprattutto, del Regno Unito, dove già nel 2017 la raccolta era pari a circa 5 miliardi di sterline.

Con specifico riferimento all’equity crowdfunding risultano autorizzati 35 portali e le campagne censite negli ultimi 12 mesi sono state 170, con un valore medio del target di raccolta pari a 191.956 euro per i progetti non immobiliari e a 664.231 euro per quelli immobiliari. Mediamente viene offerto in cambio il 10,4% del capitale e si consolida la prassi di offrire titoli senza diritto di voto sotto una certa soglia di investimento e con diritto di voto sopra una certa soglia di investimento. Fra le emittenti il mercato è dominato dalle start up innovative (72% dei casi) operanti prevalentemente in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna nel settore servizi di informazione e comunicazione. Gli obiettivi principali connessi alla raccolta di capitale consistono nell’investimento nel marketing e nel brand e nello sviluppo delle piattaforme ICT. L’importo medio investito dai sottoscrittori è pari a 4.512 euro e gli investitori sono prevalentemente maschi di età media intorno ai 45 anni.

Interessanti i numeri su cosa è accaduto dopo la campagna di crowdfunding; escludendo le 35 imprese che erano in fase di raccolta per la prima volta al 30 giugno 2019, si osserva che, fra le 101 aziende che hanno fallito la prima campagna, una è riuscita a raccogliere in altre campagne, 13 sono state liquidate e le altre 87 sono ancora attive. Invece, fra le 233 aziende che hanno avuto successo alla prima campagna, 21 sono riuscite a raccogliere in altre campagne, 2 avevano un’altra campagna in corso al 30 giugno 2019, 5 sono state messe in liquidazione, 7 hanno registrato l’exit o un aumento di capitale a pagamento fuori dal crowdfunding.
Il Report, inoltre, fornisce per 50 aziende il confronto fra i ricavi conseguiti e quelli previsti nel business plan presentato in occasione dell’avvio della campagna: solo in 5 casi i dati effettivi di fatturato hanno superato le previsioni contenute nel business plan, mentre le restanti 45 rimangono sotto alle aspettative.

Con specifico riferimento al lending crowdfunding al 30 giugno 2019, sono attive 6 piattaforme destinate al finanziamento alle persone fisiche (consumer lending) e 7 destinate a finanziare le imprese (business lending), di cui 3 specializzate nel real estate.

Al momento sono due i modelli di business dominanti nell’ambito del lending crowdfunding. Il modello diffuso prevede un ruolo attivo della piattaforma sia nella selezione delle richieste di credito, sia nell’allocazione del capitale investito. Il modello diretto permette all’investitore di visualizzare l’identità del richiedente e di scegliere a chi prestare il denaro valutando il rapporto fra il rischio e il tasso di interesse promesso: in questo modello il ruolo della piattaforma consiste esclusivamente nella preselezione dei progetti che sono resi disponibili agli investitori.

Nell’ambito del consumer lending le piattaforme mostrano soglie minime e massime di prestito piuttosto simili e per quanto riguarda le scadenze quasi tutte partono da 12 mesi, mentre il limite massimo presenta ampia variabilità essendo compreso fra 36 e 84 mesi. Nell’ambito, invece, del business lending, la raccolta presenta un’elevata concentrazione in 3 delle 7 piattaforme attive; l’importo dei prestiti è molto variabile, mentre il tasso medio applicato si attesta al 5,7% e la scadenza media risulta pari a 36,6 mesi.

Il Report dedica, infine, una sezione al crowdinvesting nel real estate che permette agli investitori di partecipare al finanziamento di un progetto immobiliare residenziale o commerciale in cambio di una remunerazione del capitale. In base ai dati dell’Osservatorio, a fine 2018 negli Stati Uniti sono stati raccolti 7,4 miliardi di dollari mentre in Europa la raccolta è stata di 2,1 miliardi di euro. La maggiore raccolta si registra in Germania (393 milioni di euro), Regno Unito (391 milioni di euro), Svizzera (241 milioni di euro) e Francia (197 milioni di euro). La raccolta in Italia è stata di 8,8 milioni di euro.