Su Rivista231 nuovo articolo redatto a cura del nostro senior partner avv. Maria Francesca Artusi

Di Maria Francesca ARTUSI

Il Nuovo Codice dei Contratti Pubblici, adottato con il d.lgs. 36/2023, attribuisce un ruolo centrale alla ‘compliance 231’ e richiede una attenta e corretta valutazione nell’adozione del Modello Organizzativo nonché un suo continuo e costante aggiornamento. L’importanza della ‘compliance’ va letta ed esaminata sotto due ordini di profili: in termini di prevenzione, al fine di evitare la commissione dei reati 231 e/o per escludere la responsabilità amministrativa  dell’operatore economico da illecito derivante da reato commesso dal personale interno; e in termini di ‘ristorative compliance’ o ‘self cleaning’ cioè come adozione di provvedimenti riorganizzativi interni alla società volti a prevenire ulteriori reati o illeciti che ripristinano l’affidabilità della stessa società e permettono di evitare l’esclusione dalle procedure di gara. L’articolo in esame opera un confronto tra la precedente normativa (d.lgs. 50/2016) e quella attuale, con un focus sull’incidenza dei ‘reati 231’ e dei Modelli organizzativi rispetto ai requisiti di partecipazione alle gare pubbliche. Normativa che assume ancora maggior rilievo alla luce della recente introduzione dei due nuovi reati presupposto di turbata libertà degli incanti (art. 353 c.p.) e di turbata libertà nella scelta del contraente (art. 353 bis c.p.).