Il revisore determina sia il livello di significatività per il bilancio nel suo complesso che la significatività operativa

Di Stefano DE ROSA

Prescindendo dalla tematica relativa alla revisione del bilancio 2019 (si veda “Il 2020 è il primo esercizio per la revisione nelle srl con i nuovi parametri” di ieri), nell’ambito delle attività di pianificazione che devono essere svolte per i nuovi incarichi nelle nano-imprese, assume particolare rilevanza la determinazione dei livelli di significatività (detta anche “materialità”).
Come indicato nel principio di revisione ISA Italia 320, dedicato a tale attività, gli errori in un bilancio sono considerati significativi quando ci si può “ragionevolmente attendere che essi, considerati singolarmente o nel loro insieme, siano in grado di influenzare le decisioni economiche prese dagli utilizzatori sulla base del bilancio”.

Si sottolinea come i livelli di significatività identificati in fase di pianificazione siano basati su conoscenze ancora incomplete dell’impresa e del contesto in cui opera (situazione questa ancora più evidente nel caso di primo incarico) e, pertanto, possono essere soggette ad aggiornamenti a seguito delle nuove informazioni acquisite dal revisore nell’ambito delle procedure svolte nelle fasi successive del lavoro.

Nello specifico, il professionista deve individuare tre livelli di significatività:
– la significatività per il bilancio nel suo complesso;
– la significatività operativa;
– la significatività specifica.

Con la prima fattispecie si definisce un limite in base al quale il revisore ritiene che saranno valutati gli errori individuati, per decidere se modificare il proprio giudizio sul bilancio.
Tra i metodi per la determinazione di tale livello di significatività, quello più utilizzato prevede l’applicazione di una percentuale a una componente di bilancio, facendo riferimento ai valori corrispondenti suggeriti nell’ISA Guide dell’IFAC, che vengono richiamati anche dal documento “Approccio metodologico alla revisione legale affidata al collegio sindacale nelle imprese di minori dimensioni”, pubblicato dal CNDCEC ad aprile nel 2018, e che sono di seguito riportati:
– risultato operativo (o reddito ante imposte): % da un minimo di 3 a un massimo di 7;
– ricavi (o costi): % da un minimo di 1 a un massimo di 3;
– totale attivo: % da un minimo di 1 a un massimo di 3;
– patrimonio netto: % da un minimo di 3 a un massimo di 5.

Nella scelta dei parametri il professionista deve chiedersi quali voci del bilancio interessino maggiormente agli utilizzatori dello stesso (solitamente identificati con soggetti quali i soci di riferimento dell’impresa, le istituzioni finanziarie, i principali finanziatori, i dipendenti, i clienti, i creditori, le agenzie e le organizzazioni governative). Così, ad esempio, gli utilizzatori interessati alla valutazione del risultato economico volgono la loro attenzione agli utili, ai ricavi o al totale attivo, mentre quelli interessati alle risorse impiegate per raggiungere determinati obiettivi o finalità si concentreranno sulla natura e sull’ammontare dei ricavi e delle spese.

Con riferimento alla percentuale da applicare al parametro selezionato, si può ritenere che valori bassi della stessa si potranno adottare nei casi di:
– elevata diffusione del bilancio tra il pubblico (come nel caso di società quotate o a larga base azionaria);
– elevato livello di indebitamento verso terze parti;
– esistenza di fattori specifici (come i covenant) che incrementano la sensibilità degli utilizzatori.

Tra i fattori che, invece, solitamente portano all’applicazione di una percentuale più elevata si possono evidenziare:
– la circolazione limitata del bilancio (come nel caso di gran parte delle nano-imprese);
– il livello di indebitamento nullo o non rilevante;
– l’ampio margine rispetto a eventuali covenant;
– i modelli di business aziendale, come nel caso di politiche di prezzo basate su mark-up garantiti rispetto al costo di produzione.

La significatività operativa è fissata a un livello più basso rispetto alla significatività complessiva, in modo da consentire al revisore di rispondere a specifiche valutazioni dei rischi e di ridurre la probabilità che l’insieme degli errori non individuati superi la materialità complessiva. I principali fattori che agevolano una corretta scelta della materialità operativa sono la comprensione dell’impresa, la natura e l’ammontare degli errori identificati negli incarichi precedenti, le aspettative di possibili errori nel periodo in esame. Nella prassi, la significatività operativa è determinata in una misura che varia dal 60% all’85% della materialità generale.

In alcune circostanze il revisore può ritenere necessario identificare errori di misura inferiore (tramite la significatività specifica) in relazione ad alcune aree particolarmente sensibili per gli utilizzatori del bilancio, quali, ad esempio, i compensi degli amministratori o un covenant legato a un’operazione di finanziamento.