L’incremento dei costi sta comprimendo il margine operativo lordo; le aziende più colpite sono quelle con medio/basso valore aggiunto

Di Fabrizio BAVA e Alain DEVALLE

La marginalità economica di molte imprese e, conseguentemente, la capacità di creare flussi di cassa in grado di garantire la continuità aziendale nel medio e lungo termine, sono fortemente impattate dall’attuale contesto economico.

L’incremento vertiginoso dei costi delle materie prime avvenuto dalla fine del 2021 si è in parte riassorbito, ma l’incremento dei costi dell’energia elettrica e del gas, in particolare, sta provocando conseguenze in alcuni casi drammatici, in particolare sul “bilancio” delle piccole e medie imprese, oltre che dei consumatori.

Se da un lato l’inflazione può spingere i ricavi, dall’altro lato l’incremento dei costi sta comprimendo il margine operativo lordo delle imprese rendendo talvolta la produzione insostenibile.
Inoltre, le imprese che si trovano nell’impossibilità di riversare l’incremento dei costi sui ricavi subiscono una contrazione del valore aggiunto generato.
Per le imprese esportatrici, la debolezza dell’euro potrebbe avere garantito un incremento significativo del fatturato compensando, almeno in parte, gli effetti negativi prodotti dall’incremento dei costi di produzione (con l’eccezione, in molti casi, delle imprese che esportavano prevalentemente negli Stati interessati dall’attuale conflitto).

Le imprese maggiormente colpite sono quelle con medio/basso valore aggiunto che si potranno trovare in difficoltà a remunerare adeguatamente il costo del personale e ciò comprimerà il margine operativo lordo (o Ebitda).
Conseguentemente, per l’impresa diminuisce la capacità di generare flussi di cassa che vede proprio nel MOL il “motore”, la base di partenza.

Alcune imprese potranno però trovarsi anche di fronte a difficoltà nell’incassare i ricavi, a causa della problematicità delle imprese clienti stesse a onorare i propri debiti. Non è quindi detto che a fronte di un MOL adeguato l’impresa riesca a produrre flussi di cassa sufficienti. La dimensione del MOL assume anche rilevanza nel valutare la capacità dell’impresa di rimborsare i finanziamenti e il recente incremento dei tassi di interesse da parte della BCE non potrà che comportare un incremento del costo del debito (l’Euribor a 12 mesi supera il 2% quando fino a pochi mesi fa era negativo).

Ciò significa che, se non fosse già avvenuto, nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno aumenteranno le rate dei finanziamenti legati all’Euribor e, in generale, il costo dei finanziamenti, determinando un aumento degli oneri finanziari.
La marginalità dell’impresa risulta quindi “stritolata” tra la riduzione dell’Ebitda e l’incremento degli oneri finanziari a causa del maggior costo dell’indebitamento.

In questo contesto, le imprese più strutturate dovranno monitorare costantemente l’andamento dei prossimi mesi nonostante l’elevata complessità, aleatorietà e incertezza delle previsioni definendo diversi scenari (base case, ottimistico e pessimistico), così da valutare in anticipo le eventuali necessarie “correzioni di rotta”.
I piccoli esercizi commerciali, i cui margini erano già in molti casi modesti prima, si potranno trovare in estrema difficoltà perché in molti casi l’incremento dei costi energetici assorbe l’intero margine. È auspicabile che le diverse strade che cercherà di percorrere l’Unione europea e il nostro Paese possano consentire, almeno alle attività economiche più colpite, di tornare a costi sostenibili.

La questione più complessa è l’individuazione della soluzione volta a risolvere l’eventuale crisi d’impresa. In molti casi è ipotizzabile che l’impresa particolarmente colpita dai rincari energetici non potrà sospendere i pagamenti delle forniture, per evitare l’interruzione dell’attività. In caso di mancanza di liquidità, conseguentemente, in alcuni casi si incrementerà l’esposizione verso gli istituti di credito, in altri interverranno a sostegno direttamente i soci.

Nei casi più gravi, l’impresa e i suoi consulenti potranno valutare se ci sono i presupposti per instaurare un processo di ristrutturazione del debito, anche alla luce delle opportunità disciplinate dal Codice della crisi recentemente entrato in vigore. Allo stesso tempo si deve però considerare che qualunque tipologia di salvataggio comporta la redazione di un piano di risanamento sostenibile, sarà cioè indispensabile riuscire a dimostrare che l’impresa, “liberata” dal debito in eccesso, sarà in grado di stare sul mercato e nell’attuale contesto potrebbe non essere agevole.