Il Governo apre alla proposta di Ance e Abi, ma chiede alle banche di ripartire con le acquisizioni fino al raggiungimento della loro capienza fiscale

Di Savino GALLO

Prima le banche dovranno esaurire lo spazio di compensazione con i propri modelli F24, poi si potrà pensare alla possibilità di allargare le possibilità di compensazione anche con i pagamenti effettuati agli sportelli dai clienti. Si potrebbe riassumere così la posizione espressa dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sul tema dei crediti d’imposta derivanti da bonus edilizi incagliati nei cassetti fiscali delle imprese italiane.

Ieri, gli esponenti dell’Esecutivo hanno incontrato i rappresentanti dei soggetti finanziari e delle categorie imprenditoriali interessate, aprendo alla proposta avanzata da Ance e Abi, che prevede la possibilità di ampliare le compensazioni dei debiti ai modelli F24 dei clienti, in modo da liberare più spazio per l’acquisizione di nuovi crediti. Allo stesso tempo, però, il titolare del MEF ha dimostrato, numeri dell’Agenzia delle Entrate alla mano, che dello spazio nei conti delle banche ci sarebbe già. Se il sistema si è bloccato, dunque, non sarebbe per il raggiungimento del proprio limite di capienza, ma piuttosto per l’incertezza in merito al tema della responsabilità tributaria solidale per concorso in caso di crediti d’imposta non spettanti.

Definito, con il decreto emanato la scorsa settimana (DL 16 febbraio 2023 n. 11), il quadro normativo su questo specifico aspetto (si veda “Saltano sconto in fattura e cessione dei crediti per i bonus edilizi” del 17 febbraio 2023), il Governo si aspetta che le banche rimettano in moto il sistema di acquisizione dei crediti in modo da arrivare alla loro effettiva capienza. E se non basterà per risolvere la questione dei crediti incagliati, allora si potrà prendere in considerazione l’idea di permettere la compensazione anche con gli F24 dei clienti.

“La soluzione che noi cerchiamo – ha spiegato Giorgetti nel corso del doppio incontro – è sull’intero ammontare dei crediti, 110 miliardi di euro. L’urgenza ora è sullo stock dei crediti che, in base alle rilevazioni dell’Agenzia delle Entrate, fanno riferimento alle imprese del settore edilizio, che hanno l’esistenza ad oggi di 19 miliardi circa di crediti incagliati. Lo sforzo che noi facciamo oggi e nei prossimi giorni con i tavoli tecnici è come far sgonfiare questa bolla”.

Ma l’intenzione è anche quella di definire meglio la disciplina transitoria, in modo da evitare che qualcuno che ha già assunto impegni di spesa ne rimanga fuori. In questo senso, sono arrivate importanti aperture sul tema del sismabonus acquisti. La modifica che dovrebbe essere effettuata in sede di conversione del decreto consentirà anche a chi, al 16 febbraio, non avesse ancora i preliminari di vendita delle abitazioni, di poter comunque usufruire del bonus se a quella data era già stata presentata la richiesta per ottenere il permesso di costruire.

Allo stesso tempo, si andrà a fare chiarezza in merito agli interventi di edilizia libera (installazione caldaie, serramenti, ecc.). Ad oggi, la norma fa salvi i lavori avviati, ma non tutela chi ha già effettuato l’ordine (magari avendo già pagato l’acconto) e non ancora materialmente l’installazione. Il Governo sembrerebbe disposto a far rientrare nella disciplina transitoria tutti gli ordini perfezionati alla data del 16 febbraio.

Quanto al futuro, posto che non ci sono preclusioni sul ritorno di cessione di crediti e sconto in fattura, gli esponenti dell’Esecutivo hanno messo in chiaro che le nuove regole di contabilizzazione impongono di mettere per intero a deficit le misure adottate. Quindi, con la consapevolezza che servirebbero coperture maggiori, per rimetterle in campo ci vorrà una volontà politica forte. Al momento, come spiegato dallo stesso Giorgetti, la priorità rimane quella di risolvere il problema dei crediti incagliati, che ha imposto di fermare il sistema. Una volta che quei crediti saranno assorbiti e che i conti delle imprese che li hanno “in pancia” saranno messi in sicurezza, si potrà ripartire.

Proprio sulla questione della contabilizzazione dei crediti d’imposta, la Commissione Ue in una nota inviata ieri all’Ansa ha sottolineato che essi “non hanno un impatto diretto sul debito, ma lo hanno sul deficit”. Questo impatto dipenderà da come saranno considerati, ovvero se verranno conteggiati come spesa pubblica o come minori entrate. Una decisione, evidenzia la Commissione, “che sarà presa insieme nelle prossime settimane da Eurostat e Istat”.