A livello strategico e di rendicontazione, le imprese si troveranno a dover comunicare le informazioni sui temi ESG ai loro diversi stakeholder

Di Fabrizio BAVA, Alain DEVALLE e Simona FIANDRINO

L’esigenza di predisporre l’informativa sulla sostenibilità (o non finanziaria) va ricercata in un più ampio progetto nell’ambito dell’Unione europea volto a gestire una transizione verso un’economia più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.

La sostenibilità è pertanto l’elemento centrale attorno il quale ruota lo sviluppo futuro delle comunità e delle imprese e viene definita come una “condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri” (fonte Treccani). In questo contesto, lo sviluppo globale a oggi raggiunto ha generato diversi effetti collaterali quali, sul piano ambientale, il surriscaldamento del pianeta ma anche differenze sociali significative che incideranno sulle generazioni future.

Da anni, l’Unione europea è impegnata a supportare un cambio di rotta e, nel 2018, ha identificato misure volte a definire un piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile (SFAP), attraverso la realizzazione dei seguenti obiettivi:
– riorientare i flussi di capitali verso investimenti sostenibili al fine di realizzare una crescita sostenibile e inclusiva;
– gestire i rischi finanziari derivati dai cambiamenti climatici, l’esaurimento delle risorse, il degrado ambientale e le questioni sociali;
– promuovere la trasparenza e la visione a lungo termine nelle attività economico-finanziarie.

Successivamente, per giungere a tali obiettivi, l’Unione europea ha definito una nuova strategia di crescita definita Green Deal (2019) che “mira a trasformare l’Unione in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva con l’obiettivo ultimo di conseguire la neutralità climatica entro il 2050”.
Per dare concretezza al Green Deal, sono stati definiti diversi strumenti necessari per l’implementazione degli ambiziosi obiettivi, tra cui la Tassonomia verde Green Taxonomy, la Sustainable Finance Disclosure Regulation (Regolamento n. 2088/2019) e il suo impatto sui partecipanti ai mercati finanziari. Inoltre, la Non Financial Reporting Directive (Direttiva 2014/95/Ue) è stata modificata attraverso la pubblicazione della Corporate Sustanaibility Reporting Directive (CSRD, entrata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il 16 dicembre 2022).
Infine, è stata introdotta la recente proposta di Direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità.

A livello nazionale, è importante sottolineare che i temi ambientali e sociali sono divenuti diritti costituzionali. Per effetto delle modifiche introdotte con la legge costituzionale n. 1/2022, l’art. 41 Cost. stabilisce: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.
Inoltre, l’art. 9 Cost. stabilisce che la Repubblica tutela l’ambiente, le biodiversità e gli ecosistemi “anche nell’interesse delle future generazioni”.

La transizione a un modello di business maggiormente sostenibile è quindi un percorso irreversibile che ogni impresa, ma anche ogni cittadino, dovranno affrontare nei prossimi anni. Ne consegue che, sia a livello strategico sia a livello di rendicontazione, le imprese si troveranno a dover comunicare le informazioni sui temi ESG ai loro diversi stakeholder tra cui i clienti e gli istituti bancari.

Allo stesso modo le imprese di maggiori dimensioni, per poter rispondere alle esigenze dei mercati globali e ottenere un rating di sostenibilità elevato, devono monitorare le catene di fornitura e chiedere ai loro fornitori (a prescindere dalla dimensione) una serie di informazioni ESG attraverso la compilazione di check list o attraverso la richiesta del bilancio di sostenibilità.
È l’ennesimo esempio in cui si conferma che, a prescindere dall’obbligo di legge, la gestione strategica e la disclosure delle informazioni sulla sostenibilità diventano condizione di esistenza e foriera di future responsabilità.

Questi temi saranno approfonditi nell’ambito del Percorso specialistico “L’informativa non finanziaria: come redigere un bilancio di sostenibilità”, in programma in modalità webinar a partire dal 15 febbraio.