La norma dovrebbe essere espunta dalla manovra, che potrebbe introdurre anche la neutralità fiscale per la costituzione di STP

Di SAVINO GALLO

Tra gli emendamenti che dovrebbero superare il vaglio della Commissione Bilancio della Camera potrebbe esserci anche quello che espunge dal testo della manovra 2023 la norma che introduce una responsabilità solidale del professionista che invia la documentazione per l’apertura di una partita IVA poi rilevatasi fittizia.

L’emendamento soppressivo presentato dall’esponente di Fratelli d’Italia Andrea De Bertoldi risulta essere, infatti, tra quelli “supersegnalati” dalla maggioranza parlamentare e, in quanto tale, ci sono buone possibilità che venga accolto. Verrebbero così assecondate le richieste dei commercialisti, che sulla norma in questione avevano espresso più di una perplessità (si veda “Sulle partite IVA fittizie responsabilità dei commercialisti da perimetrare” del 3 dicembre 2022).

Non a caso ieri, commentando tale possibilità attraverso una nota stampa, il Presidente del CNDCEC, Elbano de Nuccio, ha espresso “soddisfazione”, parlando di un “fatto molto positivo”. “Fin dalla prima diffusione della bozza delle Legge di Bilancio – ha spiegato – abbiamo immediatamente evidenziato l’opportunità di rafforzare i presidi preventivi per evitare comportamenti abusivi «mordi e fuggi» ma, con altrettanta determinazione, abbiamo manifestato la nostra contrarietà per la previsione della responsabilità sanzionatoria solidale in capo all’intermediario”.

Tale responsabilità è attualmente prevista dalla seconda parte del comma 2 dell’art. 36 della manovra, che prima introduce una sanzione amministrativa di 3 mila euro in capo ai contribuenti, “irrogata contestualmente al provvedimento che dispone la cessazione della partita IVA”, aggiungendo poi che “risponde in solido della sanzione l’intermediario che trasmette per conto del contribuente la dichiarazione di cui all’art. 35 del DPR 26 ottobre 1972, n. 633”.

I commercialisti hanno dimostrato tecnicamente, ha aggiunto Salvatore Regalbuto, Tesoriere del CNDCEC con delega alla fiscalità, “l’irrazionalità di una norma che pone in capo agli intermediari responsabilità in un contesto in cui non dispongono degli strumenti necessari per affrancarsene e, inoltre, l’elemento paradossale dell’eventuale irrogazione di una sanzione per comportamenti del contribuente che si manifestano ex post e quindi che non possono essere conosciuti nel momento dell’apertura della partita IVA”. In generale, a non convincere i commercialisti è il principio della “traslazione delle responsabilità in capo ai professionisti per controlli che devono essere svolti dalla Pubblica Amministrazione, che dispone di tutti gli strumenti necessari per compiere in modo efficace tali controlli”.

Sembrerebbero esserci buone possibilità che, nel Ddl. di bilancio 2023, possa essere inserita un’altra norma che i commercialisti chiedono da tempo, quello sulla neutralità fiscale delle operazioni di trasformazione delle associazioni professionali in società tra professionisti.

“Tutti gli interventi che mirano a rimuovere gli ostacoli ai processi di aggregazione dei professionisti – ha commentato il Presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella – sono fondamentali per assecondare la crescita del settore professionale in Italia e nei mercati internazionali”.

L’emendamento a firma di Centemero, Bagnai, Cavandoli, Miele, Cattoi, Frassini, Gusmeroli e Ottaviani è quindi accolto con favore anche dalla confederazione interprofessionale che, nella nota stampa diffusa ieri, sottolinea di aver avanzato la proposta di un azzeramento del costo fiscale dei conferimenti per l’istituzione delle STP lo scorso 2 dicembre, nel corso di un’audizione davanti alle Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato.