Effetti del COVID sui soggetti non fallibili ritardati dagli aiuti. Commercialisti: «Puntare sulla composizione della crisi da sovraindebitamento»

Di Savino GALLO

Le misure di sostegno messe in campo dal Governo nell’ultimo anno e mezzo hanno generato un effetto “tampone” sulla situazione economica di molte realtà aziendali, ma via via che gli aiuti diminuiranno, fino a scomparire del tutto, la crisi prodotta dalla pandemia di COVID-19 potrebbe esplodere in tutta la sua gravità, soprattutto per i soggetti di minori dimensioni.

Stando, infatti, al sondaggio promosso dalla Fondazione nazionale commercialisti e pubblicato ieri, circa 371.500 imprese non fallibili, ovvero il 29,3% del totale di questa tipologia di imprese, potrebbero trovarsi in grandi difficoltà economiche nel corso del 2022. Generalmente si tratta di imprese di minori dimensioni (attivo patrimoniale non superiore ai 300 mila euro e ricavi lordi non superiori ai 200 mila euro nei tre esercizi precedenti), che però rappresentano una grossa fetta del tessuto economico nazionale: la FNC stima che i soggetti non fallibili in attività, con esclusione dei professionisti e degli enti non commerciali, siano circa 1,27 milioni, a cui fanno riferimento oltre 1,5 milioni di addetti. Prova ne sia il fatto che oltre il 60% degli intervistati dichiara di avere tra i propri clienti almeno il 25% di imprese facenti parte di questa tipologia.

Imprese che, nella maggio parte dei casi, versavano in situazioni di difficoltà già prima che iniziasse la pandemia, eppure nell’ultimo anno e mezzo quasi nessuna ha chiuso i battenti o ha fatto ricorso a procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento (nessuna secondo il 90,9% dei rispondenti) o procedure stragiudiziali (nessuna nell’82,3% dei casi).

Molte di più, invece, hanno richiesto la rinegoziazione del canone di locazione (il 26,7% risponde che almeno un quarto delle imprese clienti ha proceduto in questo senso) e hanno fatto registrare un calo del fatturato, nel 2020, superiore al 30%. Oltre il 61% degli intervistati dichiara di avere almeno il 25% dei clienti in questa situazione, con differenze territoriali anche marcate tra Centro-Nord (57,2%) e Sud (70,5%).

Ampiamente utilizzati i prestiti garantiti previsti dal DL “Liquidità” (quasi due rispondenti su tre dichiara di avere almeno il 25% di clienti che ne hanno fatto ricorso) e gli ammortizzatori sociali (57,5%).

Quasi la metà dei commercialisti intervistati ritiene che una buona fetta dei suoi clienti (dal 25% in su) possa ritrovarsi in gravi difficoltà economiche nel 2022, ma quando si chiede quante imprese clienti potrebbero accedere a procedure di risoluzione della crisi da sovraindebitamento o liquidazione del patrimonio la maggior parte risponde nessuna (49,1%) o poche (42,2%).

Questo dimostra che su questa tipologia di strumenti, che peraltro negli ultimi mesi sono stati implementati anche grazie all’insistenza del Consiglio nazionale, sussiste ancora una scarsa conoscenza. “Dal sondaggio – commenta Valeria Giancola, Consigliera nazionale con delega alla materia – emerga la necessità di insistere nell’attività di promozione, conoscenza e diffusione delle potenzialità, in termini di esdebitazione, che la legge n. 3/2012 può offrire ai soggetti in stato di sovraindebitamento tramite l’ausilio degli Organismi di composizione della crisi. I procedimenti destinati a risolvere le crisi dei soggetti non fallibili devono essere considerati come un’importante risorsa per la ripartenza del Paese ed è necessario lavorare affinché gli istituti previsti dalla normativa sul sovraindebitamento vengano fortemente semplificati per favorirne il concreto utilizzo”.

Secondo il Presidente del CNDCEC, Massimo Miani, l’indagine dimostra come “una prima, ancora abbastanza contenuta, ondata di insolvenze potrebbe generarsi nella seconda metà del 2021, per poi dilagare nel corso del 2022 e negli anni seguenti. Quando la bolla degli aiuti governativi esploderà la situazione potrebbe degenerare con conseguenze economicamente disastrose”.

Per questo, bisogna insistere adesso nella messa a punto di strumenti volti a “sostenere le difficoltà economiche e finanziarie anche dei piccoli imprenditori e a offrire loro soluzioni utili per affrontare la crisi prima che questa diventi irreversibile”.