Con un documento tecnico, l’INAIL e gli altri soggetti istituzionali fanno il punto sull’emergenza sanitaria per il periodo autunno/inverno
Il documento intitolato “Prevenzione e risposta a COVID 19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno/inverno” è di sicuro interesse per una platea che non è solo limitata agli operatori sanitari (si veda “Gestione dell’emergenza epidemiologica da modulare” del 16 ottobre 2020).
Pubblicato sul sito dell’INAIL, è frutto del lavoro dell’Istituto assicuratore, dell’Istituto Superiore di Sanità, del Ministero della Salute e di molti altri soggetti istituzionali che, come illustrato nella premessa del documento, serve a fornire una “cassetta degli attrezzi” per le autorità di sanità pubblica impegnate nella risposta all’epidemia da COVID-19.
Vengono innanzitutto analizzati gli aspetti sanitari della pandemia, con una puntuale ricostruzione di tutti gli atti posti in essere dai vari soggetti istituzionali in questi mesi, ma non mancano gli elementi di riflessione anche in materia di lavoro con particolare riguardo sia alla possibilità di chiusura delle attività produttive sia alle ricadute sul tessuto produttivo di misure non strettamente legate alle attività lavorative (si pensi, ad esempio, alla chiusura di scuole e università).
Il documento ipotizza quattro scenari diversi in ordine crescente di gravità, dalla “Situazione di trasmissione localizzata” (scenario 1) fino alla “Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo” (scenario 4), e ovviamente le misure ipotizzate sono tanto più gravi quanto più grave diviene lo scenario di trasmissione del virus.
Il documento non prevede mai, per lo meno in forma esplicita, il lockdown delle attività produttive, ma si limita a prevedere, in determinati scenari particolarmente rilevanti, la possibilità di “valutare l’interruzione di alcune attività produttive con particolari situazioni di rischio, sia a livello nazionale che unicamente in ambito regionale o locale”.
In particolare, si ricorda, sono le attività ricreative a subire il maggior rischio di chiusura nel caso di forte diffusione della pandemia e in molti degli scenari viene ipotizzata la possibilità di interruzione, su base locale, di attività sociali/culturali/e sportive a maggior rischio, quali discoteche, bar, palestre, ecc.
Attenzione però, perché negli scenari più gravi viene prevista a livello nazionale la possibilità di “restrizioni generalizzate con estensione e durata da definirsi rispetto allo scenario epidemiologico; in caso di, restrizioni localizzate, limitazioni alla mobilità da/per le zone interessate”.
Ovviamente il documento si sofferma anche sullo smart working: a seconda degli scenari viene precisato che è ipotizzato l’incremento del lavoro agile al fine di diminuire in particolare l’affollamento dei trasporti pubblici.
Benché, notoriamente, il Governo dia grande importanza alla didattica in presenza, non manca l’ipotesi, ovviamente limitata allo scenario peggiore, di “chiusura a livello nazionale delle strutture scolastiche/universitarie di durata da definirsi rispetto allo scenario epidemiologico e attivazione della didattica a distanza ove possibile”.
Il documento, è il caso di ricordarlo, ha comunque valenza eminentemente tecnica e non potrà che essere l’autorità politica a porre in essere le definitive decisioni soppesando attentamente tutti gli interessi in gioco.
Non a caso, esso precisa che “le misure declinate negli scenari hanno la funzione di supportare ed orientare il processo decisionale delle singole Regioni e Province Autonome in relazione al proprio scenario epidemiologico e, proprio per la loro funzione di orientamento, non sono da intendersi vincolanti.”